VLADIMIR MAJAKOVSKIJ (AMO) La mia università

.

..

Vladimir Majakovskij

Poema: Amo

La mia università

 

 

Vladímir Vladímirovič Majakóvskij  (1893 – 1930)
è stato un poeta, scrittore, drammaturgo, regista teatrale, attore, artista e giornalista sovietico, cantore della rivoluzione d’ottobre e maggior interprete del nuovo corso intrapreso dalla cultura russa post-rivoluzionaria.

 

La mia università

 

Conoscete il francese.
Sapete dividere.
Moltiplicare.
Declinare mirabilmente.
E va bene, declinate pure!

Ma dite,
e cantare d’accordo con una casa,
lo sapete?
La lingua dei tram la capite?

Gl’implumi dell’uomo,
appena con un po’ di penne,
pongono mano ai libri,
ai quinterni dei quaderni.

Io imparavo l’alfabeto dalle insegne,
sfogliando pagine di ferro e di latta.

Loro prendono la terra,
la rapano,
la scorticano,
e insegnano,
riducendola tutta a un mappamondo.

Ma io
imparavo la geografia coi fianchi,
mica per niente
mi buttavo a terra
per dormire!

Gli Ilovaiski agitano problemi scottanti:
“Era proprio rossa la barba di Barbarossa?”.
Facciano pure!
Io non frugo in sciocchezze polverose.

A me basta conoscere ogni storia di Mosca!
Prendono a studiare Dobroliubov (per odiare il male),
ma hanno contro la famiglia,
e mugola tutto il casato.

Io mi sono abituato
sin dall’infanzia a odiare i grassi,
sempre pronti
a vendersi per un pranzo.

Ben istruiti,
s’apprestano
a piacere alle signore,
e pensierini tintinnano nelle loro piccole fronti di bronzo.

Ma io
parlavo
soltanto con le case.
Miei soli interlocutori, i serbatoi d’acqua nelle strade.

Con l’abbaino attento ad ascoltare,
i tetti afferravano le parole che gli lanciavo nelle orecchie.
E poi cigolavano della notte
e l’uno dell’altro,
dimenando la loro lingua banderuola.

..

.

Vladimir Majakovskij – dal poema: Amo – La Mia Università

(1922 – trad. G. Crino e M. Socrate)

 

Vladímir Vladímirovič Majakóvskij

 

 

Nella sua lettera di addio scrisse: «A tutti. Se muoio, non incolpate nessuno. E, per favore, niente pettegolezzi. Il defunto non li poteva sopportare. Mamma, sorelle, compagni, perdonatemi. Non è una soluzione (non la consiglio a nessuno), ma io non ho altra scelta. Lilja, amami. Compagno governo, la mia famiglia è Lilja Brik, la mamma, le mie sorelle e Veronika Vitol’dovna Polonskaja. Se farai in modo che abbiano un’esistenza decorosa, ti ringrazio. Come si dice, l’incidente è chiuso. La barca dell’amore si è spezzata contro il quotidiano. La vita e io siamo pari. Inutile elencare offese, dolori, torti reciproci. Voi che restate siate felici».

 

Poemi

 

La nuvola in calzoni (1915)
Il flauto di vertebre (1916)
Guerra e universo (1917)
Uomo (1918)
150.000.000 (1921)
Amo (1922)
La quarta internazionale (1922)
La quinta internazionale (1922)
Di questo (1923)
Agli operai di Kursk che hanno estratto il primo minerale (1923)
Vladimir Lenin (1925)
Il proletario volante (1925)
Bene! (1927)
A piena voce (1930)

 

Teatro

 

Vladimir Maiakovki (1913, titolo dato per errore dalla censura, secondo l’autore doveva essere La ferrovia o L’insurrezione delle cose)
Mistero buffo (1918 e 1921)
E che ne direste se? … (1920)
Operetta teatrale sui popy i quali non comprendono che cos’è una festa (1921)
Vari modi di trascorrere il tempo festeggiando le feste (1922)
Il campionato della lotta mondiale di classe (1935, ma scritto nel 1920)
L’impresa di ieri (1939, ma scritto nel 1921)
Radio-Ottobre (1926, in collaborazione con Osip Brik)
La cimice (1928)
Il bagno (1929)
Mosca arde (1930)

 

 

Potrebbero interessarti anche...