FRANZ KAFKA – RITORNO A CASA – racconti brevi e altro

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Franz Kafka

 

Ritorno a casa

 

 

 

Sono tornato, ho attraversato il porticato e mi guardo intorno.

Questo è il vecchio cortile della casa di mio padre. Al centro una pozzanghera. Vecchi arnesi inutilizzati buttati alla rinfusa ostacolano il passaggio sulle scale. Il gatto sta appostato sulla ringhiera. Un panno strappato, agganciato a un palo forse durante un gioco, ondeggia nel vento.

 

Sono arrivato.

Chi mi accoglierà? Dietro la porta della cucina chi mi aspetta?

Dal comignolo il fumo vola, si sta preparando il caffè per la sera.

Ti è familiare, ti senti a casa? Io non lo so, mi sento molto insicuro.

 

E’ la casa di mio padre ma le sue cose stanno fredde una vicino all’altra,

come se ognuna pensasse solo alle sue faccende

che in parte ho già dimenticato,

in parte non ho mai saputo.

 

Come posso io essere utile? Cosa sono io per loro,

pur essendo figlio di mio padre, il vecchio agricoltore?

 

…E io non oso bussare alla porta della cucina,

io solo sto origliando da lontano,

io solo sto origliando e aspettando,

in modo da non essere scoperto mentre sto origliando.

E visto che sto origliando da lontano, non sento niente.

 

Solo il leggero battito di un orologio,

…o forse credo di sentirlo, dalla mia infanzia lontana.

 

Quel che in cucina succede è il segreto di coloro che stanno seduti là dentro,

che a me rimane precluso.

 

Più a lungo uno esita davanti la porta,

tanto più rimane un estraneo.

 

 

Cosa succederebbe se ora qualcuno aprisse la porta e mi domandasse qualcosa?

Forse anch’io sarei uno di quelli che vuole custodire il proprio segreto.

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Franz Kafka – Ritorno a casa

(Dalla traduzione di Michael Serye)

 

 

 

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Franz Kafka

 

 

Franz Kafka, scrittore boemo di lingua tedesca (Praga 1883 – Kierling, Vienna, 1924) è tra i maggiori autori del Novecento; le sue opere – quasi sconvolgenti allucinazioni – descrivono esperienze di un’inquietante assurdità facendo uso di una scrittura lucida, straordinariamente precisa e realistica nei dettagli e nel tratteggiare fatti inauditi come momenti della più normale quotidianità.

 

Franz Kafka rifiuta ogni intento edificante, mirando piuttosto ad analizzare, con tutto ciò che di negativo, di angoscioso, di tragico, e anche di desiderabile e persino di positivo essa comporta, la sua battaglia per l’esistenza.

 

Franz Kafka è un artista solitario e tragico, logico e trascendente, angoscioso e minuzioso, la sua produzione letteraria è inseparabile da Praga, la “città degli strambi e dei visionari” in cui trascorse la sua vita tormentata; molte delle sue opere vennero pubblicate postume, e parte di esse è incompiuta (da: treccani).

 

L’opera di Franz Kafka, ha avuto un’influenza talmente profonda nella letteratura europea e mondiale da meritarsi un aggettivo in grado di rifersi all’insieme delle tematiche sviscerate dai suoi libri più famosi. Un neologismo che possa identificarne l’assoluta unicità, la capacità di andare ben oltre la mera inserzione di elementi fantastici in una cornice quotidiana: “kafkiano”.

 

 

 

Kafka e suo padre

 

 

La figura del padre di Kafka ha oscurato il suo lavoro e la sua esistenza. La figura è, infatti, una delle sue creazioni più impressionanti. Nella sua immaginazione questo negoziante e patriarca rozzo, pratico e prepotente che adorava nient’altro che il successo materiale e il progresso sociale, apparteneva a una razza di giganti ed era un tiranno terrificante, ammirevole, ma repulsivo.

Nel più importante tentativo di autobiografia di Franz Kafka, Brief an den Vater (scritto nel 1919; Lettera al padre), una lettera che non ha mai raggiunto il destinatario, Kafka attribuiva il suo rifiuto a vivere, a staccarsi dai legami dei genitori e stabilirsi nel matrimonio e nella paternità, così come il suo fuggire nella letteratura, alla figura proibitiva del padre, che gli ha instillato il senso della propria impotenza. Sentì che la sua volontà era stata spezzata da suo padre.

 

Il conflitto con il padre si riflette direttamente nella storia di Kafka: “Das Urteil” (“Il verdetto“, o anche “La condanna“), uno dei più grandi romanzi di Kafka, che ritrae in prosa lucida e ingannevolmente semplice la lotta disperata di un uomo con un potere travolgente, che può perseguitare la sua vittima (come in The Trial).

Eppure le radici dell’angoscia e della disperazione di Kafka vanno più in profondità della sua relazione con il padre e la famiglia, con i quali ha scelto di vivere in stretta e ristretta prossimità per la maggior parte della sua vita adulta.

La fonte della disperazione di Kafka risiede in un senso di estremo isolamento dalla vera comunione con tutti gli esseri umani – gli amici che amava, le donne che amava, il lavoro che detestava, la società in cui viveva, e con Dio cioè, come ha scritto, con un vero essere indistruttibile. (trovato e tradotto per i leggenti, da: Britannica.com)

 

 

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