GUY DE MAUPASSANT Racconto IL DIAVOLO Storia TESTO Italiano

 

Guy de Maupassant

Il diavolo

( Fra: Le diable )

(1886)

 

Racconto breve

Testo tradotto in Italiano

Traduzione di Michael Serye

Letteratura Francese

 

Il racconto Breve “Il diavolo” di Guy de Maupassant (in francese: Le diable) fu pubblicato la prima volta nel 1886. Il racconto breve “Il diavolo” di Guy de Maupassant qui sotto presentato, affronta il tema della morte e di chi assiste al trapasso. Il racconto breve “Il diavolo” di Guy de Maupassant, descrive in modo freddo e preciso, l’ignobile spietatezza umana…

L’anziana madre di un contadino è malata e distesa su un letto, in attesa della morte. Il figlio trova il modo di assisterla…

A seguire puoi leggere il testo completo del racconto di Guy de Maupassant: “Il diavolo” tradotto in Italiano da Michael Serye.

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Buona lettura.

 

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Guy de Maupassant

Il diavolo

 

Racconto breve

Testo con traduzione Italiana

 

1

 

            Il contadino era in piedi di fronte al dottore, al capezzale della vecchia morente, e lei, calma, rassegnata e lucida, li guardava e ascoltava i loro discorsi. Stava per morire e non si ribellava a questo, perché la sua vita era finita, aveva novantadue anni.

Il sole di luglio filtrava dalla finestra e attraverso la porta aperta e gettava le sue fiammate calde sul pavimento irregolare di argilla marrone, che era stato calpestato da quattro generazioni di goffe persone. Entrò anche l’odore dei campi, spinto dal vento pungente e inaridito dal caldo del mezzogiorno. Le cavallette cinguettavano rauche, riempiendo l’aria con il loro suono acuto, come quello dei grilli di legno che vengono venduti ai bambini.

Il dottore alzò la voce e disse: “Non puoi lasciare tua madre in questo stato; potrebbe morire da un momento all’altro!”. E il contadino, in grande angoscia, rispose: “Ma devo andare a raccogliere il mio grano, perché è stato a terra per molto tempo, e il tempo è giusto per questo; che ne dici, madre?”
E la donna morente, ancora posseduta dalla sua avidità normanna, rispose di sì con gli occhi e la fronte, ed esortò suo figlio ad andare a raccogliere il suo grano e a lasciarla morire da sola. Ma il dottore si arrabbiò e battendo i piedi disse: “Se la lasci sola non sei meglio di un bruto, e non ti permetterò di farlo. Capisci?
E se devi andare a raccogliere il tuo grano per tutto il giorno, vai a prendere la moglie di Rapet, che accudisca lei tua madre. E sappi che se non mi obbedisci, ti lascerò morire come un cane, quando a tua volta sarai ammalato; hai capito?”.

Il contadino, un tipo alto e magro dai movimenti lenti, tormentato dall’indecisione, dalla paura del dottore e dal suo appassionato amore per il risparmio, esitava e balbettava: “Quanto vuole La Rapet per assistere i malati? ”

“Come potrei saperlo?” gridò il dottore. “Dipende da quanto tempo resterà occupata. Decidi con lei, per Giove! Ma voglio che sia qui entro un’ora, hai capito?”

 

2

 

Così l’uomo decise. “Andrò da lei”, rispose; “Non si arrabbi, dottore”. Quest’ultimo allora se ne andò, gridando nell’uscire: “Stai attento, sai, perché non scherzo quando sono arrabbiato!”
Non appena furono soli, il contadino si rivolse alla madre e disse con voce rassegnata: “Vado a prendere la Rapet come vuole il dottore. Non andartene mentre sono via”. E uscì a sua volta.

La Rapet, che era una vecchia lavandaia, osservava i morti e gli agonizzanti del quartiere e poi, dopo aver avvolto i suoi clienti in quella tela di lino da cui non sarebbero più usciti, andava a stirare la biancheria dei vivi. Rugosa come una mela dell’anno prima, dispettosa, invidiosa, avara di un’avarizia fenomenale, piegata in due
come se fosse stata spezzata a metà sui fianchi dal movimento costante del ferro da stiro sul lino, si sarebbe potuto dire che aveva una specie di affetto mostruoso e cinico per la lotta mortale. Non parlava mai di nient’altro che delle persone che aveva visto morire, dei vari tipi di morte a cui era stata presente, e raccontava, con la massima minuzia, dettagli che erano sempre gli stessi, proprio come uno sportivo parla delle sue partite.

 

Quando Honoré Bontemps entrò nel suo cottage, la trovò a preparare l’amido per i colletti delle donne del villaggio e disse: “Buonasera, spero che tu stia abbastanza bene, madre Rapet”.

La Rapet girò la testa per guardarlo e disse: “Abbastanza bene, abbastanza bene, e tu?”

“Oh! Quanto a me, sto bene come posso ma mia madre è molto malata.”

“Tua madre?”

“Sì, mia madre!”

“Qual è il problema con lei?”

 

3

 

“E’ malata grave”.

La vecchia tolse le mani dall’acqua e chiese con improvvisa simpatia: “È così grave?”

“Il dottore dice che non durerà fino al mattino.”

“Allora è sicuramente molto grave!”

Honoré esitò, perché voleva fare alcune osservazioni preliminari prima di arrivare alla sua proposta, ma poiché non poteva trovare nulla, prese una decisione improvvisa.

“Quanto hai intenzione di chiedere per accudirla fino alla fine? Sai che non sono ricco e non posso nemmeno permettermi di mantenere una serva. È proprio quello che ha portato la mia povera madre in questo stato, troppo lavoro e fatica! Ha lavorato duro negli ultimi dieci anni, nonostante i suoi novantadue anni. Oggi non ne trovi più di persone così! ”

La Rapet rispose gravemente: “Ci sono due prezzi. Quaranta soldi di giorno e tre franchi di notte per i ricchi, e venti soldi di giorno e quaranta di notte per gli altri. Mi pagherai i venti e quaranta”.

Ma il contadino rifletté, perché conosceva bene sua madre. Sapeva quanto fosse tenace e legata alla vita,
quanto fosse vigorosa e inflessibile. Sapeva anche che avrebbe potuto durare un’altra settimana, nonostante il parere del dottore, e così disse risolutamente: “No, preferirei che tu fissi un prezzo fino alla fine. Il dottore dice che morirà molto presto. Se ciò accade, tanto meglio per te e tanto peggio per me, ma se resiste fino a domani o più a lungo, tanto meglio per me e tanto peggio per te! “.

L’infermiera guardò l’uomo stupita, perché non aveva mai trattato una morte come un lavoro speculativo, ed esitò, tentata dall’idea del possibile guadagno. Ma quasi subito sospettò che lui volesse fare il furbo. “Non posso dire nulla finché non ho visto tua madre”, rispose.

 

4

 

“Allora vieni con me a trovarla.”

Si lavò le mani e andò subito con lui. Non parlarono per strada; lei camminava con passi brevi e frettolosi, mentre lui camminava con le sue lunghe gambe, come se stesse attraversando un ruscello a ogni passo.
Le mucche sdraiate nei campi, sopraffatte dal caldo, alzavano pesantemente la testa e muggivano debolmente al loro passare, come a chiedere loro dell’erba da mangiare.

Quando furono vicini alla casa, Honoré Bontemps mormorò: “Potrebbe già essere tutto finito?” E il desiderio inconscio che potesse essere così si manifestò nel suono della sua voce.

Ma la vecchia non era morta. Era sdraiata sulla schiena, sul suo miserabile letto, le mani coperte da un copriletto di cotone rosa, gambe nodose e orribilmente sottili, come quelle di uno strano animale, o come le chele di granchio, le mani chiuse dai reumatismi, dalla fatica e dal lavoro di un secolo che aveva compiuto.

La Rapet si avvicinò al letto e guardò la donna morente, le sentì il polso, le diede un colpetto sul petto, ascoltò il suo respiro e le fece delle domande, per sentirla parlare; poi, dopo averla guardata più a lungo, uscì dalla stanza, seguita da Honoré. Per lui la vecchia non sarebbe durata la notte e chiese: “Allora?”

E l’infermiera rispose: “Ebbene, può durare due giorni, forse tre. Dovrai darmi sei franchi, tutto compreso”.

“Sei franchi! Sei franchi!” egli gridò. “Sei fuori di testa? Ti dico che non può durare più di cinque o sei ore!”
Litigarono con rabbia per un po’, ma quando l’infermiera disse che sarebbe tornata a casa, perché non aveva tempo da perdere, e poiché il suo grano non sarebbe arrivato da solo nell’aia, alla fine accettò le sue condizioni:

“Molto bene, allora, questo è stabilito; sei franchi tutto compreso, finché il cadavere non sarà portato fuori.”.

 

5

 

“È deciso allora, sei franchi.” Disse il contadino e se ne andò a grandi passi verso il suo grano, che giaceva a terra sotto il sole caldo che fa maturare il grano, mentre l’infermiera rientrò in camera dell’anziana morente. Aveva portato con sé un po’ di lavoro, perché lavorava senza fermarsi al fianco dei morti e dei morenti, a volte per se stessa, a volte per la famiglia che la impiegava anche come sarta, pagandola un po’ di più per quel ruolo.
All’improvviso chiese: “Hai ricevuto l’ultimo sacramento, Madre Bontemps?”

La vecchia contadina disse “No” con la testa, e la Rapet, che era molto devota, si alzò subito: “Santo cielo, è possibile? Vado a prendere il prete” e si precipitò in canonica così in fretta che i monelli della strada pensarono che fosse accaduto un incidente, quando la videro correre in quel modo.

 

Il prete accorse subito, indossata la cotta, preceduto da un chierichetto, che suonò un campanello per annunciare il passaggio dell’Ostia attraverso la campagna arida e tranquilla. Alcuni uomini, lavorando a distanza, si tolsero i grandi cappelli e rimasero immobili finché la veste bianca non fu scomparsa dietro alcuni fabbricati agricoli; le donne che componevano i covoni si alzarono per farsi il segno della croce; le galline nere spaventate scapparono lungo il fosso fino a raggiungere un noto buco attraverso il quale scomparvero all’improvviso, mentre un puledro, che era legato in un prato, si spaventò alla vista della cotta e cominciò a galoppare per la lunghezza che le permetteva la corda, scalciando violentemente.

Il ragazzo del coro, nella sua tonaca rossa, camminava svelto, e il prete, la berretta quadrata a capo chino, lo seguiva mormorando alcune preghiere. Li seguiva la Rapet, piegata quasi in due, come se volesse prostrarsi; camminava con le mani giunte, come se fosse in chiesa.

Honorè li vide passare in lontananza e chiese: “Dove va il nostro prete?” E il suo aiutante, che era più acuto, rispose: “Sta portando il sacramento a tua madre, naturalmente!”

 

6

 

Il contadino non fu sorpreso e disse: “Questo è possibile”, e continuò il suo lavoro.

Madre Bontemps si confessò, ricevette l’assoluzione e l’estrema unzione, e il sacerdote se ne andò, lasciando le due donne sole nel cottage soffocante.

La Rapet cominciò a guardare la donna morente e a chiedersi se poteva durare ancora a lungo.

La giornata stava tramontando, e un’aria più fresca arrivava a sbuffi più forti, facendo ondeggiare le tende, che erano fissate al muro da due perni. Le povere tende delle finestre, che una volta erano bianche, erano ora ingiallite e coperte di puntini di mosca, sembrava che stessero per volare via e sembravano faticare a scappare, come l’anima della vecchia.

 

Giacendo immobile, con gli occhi aperti, la vecchia madre sembrava attendere la morte che sentiva era così vicina e che tuttavia tardava nel suo arrivo, con perfetta indifferenza. Il suo respiro corto le fischiava in gola. Presto si sarebbe fermato del tutto, e ci sarebbe stata una donna in meno al mondo, una che nessuno avrebbe rimpianto.

Al calar della notte, Honoré tornò a casa e quando si avvicinò al letto, vedendo che sua madre era ancora viva chiese: “Come sta?”. Quindi congedò La Rapet dicendole: “Torna domani mattina alle cinque, immancabilmente”. E lei rispose: “Domani alle cinque”.

 

La Rapet tornò all’alba e vide Honorè che mangiava la zuppa che aveva preparato lui stesso, prima di andare al lavoro.

“Ebbene, tua madre è morta?” chiese l’infermiera.

“Al contrario, lei sta piuttosto meglio” rispose uscendo dalla stanza, guardandola con la coda dell’occhio, con uno sguardo maligno.

La Rapet fu presa dall’ansia e si avvicinò alla moribonda, che era nello stesso stato del giorno prima: letargica e impassibile, con gli occhi aperti e le mani aggrappate al copriletto.

L’infermiera si rese conto che poteva andare avanti così per due giorni, quattro giorni, anche otto giorni, e la sua mente avara fu presa dalla paura. Era rabbiosa contro il tipo astuto che l’aveva ingannata e contro la donna che non sarebbe morta a breve.

 

7

 

Malgrado ciò, iniziò a cucire e attese con gli occhi fissi sul viso rugoso di Madre Bontemps.

Quando Honoré tornò a fare colazione, sembrava abbastanza soddisfatto e anche scherzoso, perché stava trasportando il grano in circostanze molto favorevoli.

La Rapet si stava esasperando; ogni minuto che passava ora le sembrava tanto tempo e denaro che le venivano rubati. Sentiva salire una folle inclinazione a soffocare quella vecchia, stupida e testarda, disgraziata e ostinata, per fermare quel respiro breve e rapido che la stava privando del suo tempo e del suo denaro, stringendole un po’ la gola. Ma poi rifletté sul pericolo di farlo, così si avvicinò al letto e le disse: “Hai mai visto il Diavolo?”

Madre Bontemps sussurrò: “No.”

Quindi l’infermiera iniziò a parlare e a raccontare le sue storie che avrebbero potuto terrorizzare la sua mente debole e morente.

“Qualche minuto prima che uno muoia il diavolo appare”, disse, “a tutti. Ha una scopa in mano, una casseruola in testa ed emette grida forti. Quando qualcuno lo vede, tutto è finito, e quella persona ha solo pochi istanti da vivere”; ed enumerò tutti coloro ai quali il Diavolo era apparso quell’anno: Josephine Loisel, Eulalie Ratier, Sophie Padagnau, Seraphine Grospied.

 

Madre Bontemps alla fine era molto turbata, si mosse, si torceva le mani e cercava di voltare la testa per guardare dall’altra parte della stanza. All’improvviso La Rapet scomparve ai piedi del letto. Prese un lenzuolo dall’armadio e vi si avvolse; poi si mise una pentola di ferro sulla testa, in modo che i suoi tre piedini corti e piegati si sollevassero come corna, prese una scopa nella mano destra e un secchio di latta nella sinistra,
che lasciò all’improvviso, in modo che potesse cadere sul terreno rumorosamente. Poi, salendo su una sedia, l’infermiera si fece vedere, gesticolando ed emettendo grida acute nella pentola che le copriva il viso, mentre minacciava con la scopa la vecchia contadina, quasi morta.

 

8

 

Terrorizzata, con un’espressione folle sul viso, l’anziana donna morente fece uno sforzo sovrumano per tentare di alzarsi e scappare; alzò persino le spalle e il petto dal letto ma poi cadde all’indietro con un profondo sospiro.

Tutto era finito e la Rapet rimise tutto a posto con calma; la scopa nell’angolo vicino all’armadio, il lenzuolo dentro, la pentola sul focolare, il secchio sul pavimento e la sedia contro il muro. Poi, con aria professionale, chiuse gli enormi occhi della morta, mise un piatto sul letto e vi versò dell’acqua santa, vi immerse il ramoscello di bosso e, inginocchiata, ripeté con fervore le preghiere per i morti, che sapeva a memoria, come fosse una questione di affari.

Quando Honorè tornò a casa, la sera, la trovò che pregava. Calcolò immediatamente che l’infermiera aveva guadagnato venti soldi, perché aveva passato solo tre giorni e una notte, il che le avrebbe fruttato cinque franchi in tutto, invece dei sei che le doveva.

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Guy de Maupassant – Il diavolo

Francese: Le Diable (1886)

Letteratura Francese

Racconto breve

Testo tradotto in Italiano

Traduzione di Michael Serye

 

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Guy de Maupassant

 

Guy de Maupassant (Tourville-sur-Arques, 5 agosto 1850 – Parigi, 6 luglio 1893) è stato uno scrittore, drammaturgo, reporter di viaggio, saggista e poeta francese.

Guy de Maupassant è uno dei padri e maestri del racconto moderno e ha segnato la letteratura francese con i suoi sei romanzi, tra cui Una vita (1883), Bel Ami (1885) , Pietro e Giovanni (1888) ma è anche e soprattutto conosciuto e apprezzato come autore di realistiche storie e racconti brevi.
Guy de Maupassant era un pupillo di Gustave Flaubert e Emile Zola. Gli scritti di Guy de Maupassant hanno una grande forza realistica e padronanza stilistica, spesso sconfinano nel fantastico e nel pessimismo.

Guy de Maupassant era uno scrittore noto per consumare allucinogeni e potrebbe aver attinto all’esperienza con queste sostanze per scrivere le sue storie. La carriera letteraria di Guy de Maupassant è limitata a un solo decennio, dal 1880 al 1890, prima di sprofondare nella follia e nella morte, poco prima di compiere 43 anni.

 

 

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