NOTTE DI NATALE Racconto di GUY DE MAUPASSANT Testo ITALIANO

 

Storie e racconti Natalizi

Guy de Maupassant
La notte di Natale

(in Francese: Nuit de Noël)

(1882)

 

Storia francese di Natale

Testo completo del racconto

tradotto in Italiano

Letteratura Francese

 

La Notte di Natale ” (originale in francese: Nuit de Noël) è un racconto breve scritto dallo scrittore francese Guy De Maupassant e pubblicato nel 1882, e inserito poi nel libro – Raccolta di racconti “Mademoiselle Fifi” nel 1883.

Nel Racconto “La Notte di Natale” di Guy De Maupassant, lo scrittore Henri Templier racconta
la brutta avventura che le era successa due anni prima alla vigilia di Natale, che spiega perchè non lo vuole più festeggiare.

A seguire puoi leggere il testo completo del racconto di Guy de Maupassant: “La notte di Natale” (Nuit de Noël) tradotto in Italiano.

Puoi leggere il testo completo del racconto di Guy de Maupassant: “Nuit de Noël” (In italiano: La notte di Natale) in lingua originale francese su yeyebook.com , cliccando qui. 

Puoi leggere il testo completo della storia di Guy de Maupassant: “Christmas Eve” (In italiano: La notte di Natale) tradotto in inglese su yeyebook , qui.

Nel menù in alto o a lato trovi il racconto di Guy de Maupassant “La notte di Natale” tradotto in altre lingue: tedesco, spagnolo, cinese, ecc.

Buona lettura e buona natale.

 

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Guy de Maupassant

La notte di Natale

 

Racconto – storia francese

Testo con traduzione Italiana

 

– La vigilia! La vigilia! Ah, ma no, non voglio festeggiare! – Il grosso Henri Templier lo diceva con voce furiosa, come se gli avessero proposto qualcosa di infame.
Gli altri, ridendo, gli chiedevano: – Perché te la prendi così?

– Perché la vigilia mi ha giocato lo scherzo più sporco del mondo, e mi è rimasto un orrore insormontabile per questa notte stupida di allegria imbecille.

– Che ti è successo?
– Che cosa? Lo volete sapere; allora state a sentire:

«Ricordate come faceva freddo, due anni fa, in questo periodo; un freddo da ammazzare i poveri per strada. La Senna gelava; i marciapiedi ti ghiacciavano i piedi attraverso le suole degli stivali; il mondo sembrava sul punto di spaccarsi.
In quei giorni avevo un lavoro importante da finire e avevo rifiutato tutti gli inviti per la vigilia, preferendo passare la notte alla scrivania.
Ho cenato da solo, poi mi sono messo a lavorare. Ma ecco che, verso le dieci, il pensiero dell’allegria che attraversava Parigi, il rumore delle strade che mi arrivava nonostante tutto, i preparativi del cenone dei vicini, che sentivo attraverso le imposte, mi hanno messo in agitazione. Avevo perso la concentrazione; scrivevo stupidaggini, e mi sono reso conto che dovevo rinunciare alla speranza di produrre qualcosa di buono per quella notte.

 

Ho camminato per un po’ su e giù per la stanza. Mi sono seduto, mi sono rialzato.
Subivo, sicuramente, la misteriosa influenza dell’allegria all’esterno, e mi sono rassegnato.
Ho suonato alla cameriera e le ho detto: – Angèle, vammi a comprare quello che serve per cenare in due: ostriche, pernice fredda, gamberi, prosciutto, dolci.
Portami due bottiglie di champagne; prepara la tavola e poi vai a dormire.
Ha obbedito, un po’sorpresa. Quando tutto è stato preparato ho messo il soprabito e sono uscito.

Mi restava una grossa questione da risolvere: con chi avrei trascorso la vigilia? Le mie amiche erano tutte già state invitate. Per avere una di loro, avrei dovuto muovermi per tempo. Allora mi è venuto in mente di fare anche una buona azione. Mi sono detto: Parigi è piena di ragazze povere e belle senza un piatto di minestra, che vagano per la città in cerca di un giovanotto generoso. Sarò la Provvidenza del Natale per una di queste diseredate.
Mi metterò a cercare, andrò nei luoghi di piacere, chiederò, caccerò, sceglierò quello che più mi piace.

 

Mi sono messo a battere la città.
Ovviamente, ho incontrato molte ragazze povere in cerca di avventure, ma erano brutte da rivoltare lo stomaco, o così magre da congelarsi se solo si fossero fermate.
Sapete che ho un debole per le donne ben nutrite. Più sono in carne, più mi piacciono. Una femmina colossale mi fa perdere la testa.

A un tratto, davanti al teatro del Varietà, ho visto un profilo di mio gradimento. Una testa, due gobbe davanti, quelle del petto, molto belle, e quella di sotto, sorprendente: un ventre d’oca grassa. Mi ha dato un fremito e mi ha fatto mormorare: caspita, che bella ragazza! Una cosa mi restava da verificare: il viso.
Il viso, è il dessert; il resto è … è l’arrosto.

Ho affrettato il passo per superare quella ragazza errante, e alla luce di un lampione a gas, mi sono girato di scatto.
Era incantevole, giovanissima, bruna, con grandi occhi neri.
Le ho fatto la mia proposta, che ha accettato senza esitazioni.

 

Un quarto d’ora più tardi eravamo a tavola nel mio appartamento.
Entrando ha detto: – Ah! Si sta bene qui.
E si guardava intorno evidentemente soddisfatta di aver trovato una tavola e un rifugio in quella notte glaciale. Era superba, talmente carina da stupirmi, e grossa da rapirmi il cuore per sempre.
Si è tolta mantello e cappellino; si è seduta e ha iniziato a mangiare; ma non sembrava di buon umore, e qualche volta il suo viso pallido trasaliva, come se stesse soffrendo di un dolore segreto.

Le ho chiesto: – Qualcosa ti preoccupa?
Mi ha risposto: – Bah! Dimentichiamoci di tutto.
Si è messa a bere. Vuotava in un colpo solo il bicchiere di champagne, lo riempiva e lo vuotava di nuovo, in continuazione.
Presto un po’ di rossore le è salito alle guance e ha iniziato a ridere.

Io l’adoravo già, la riempivo di baci, accorgendomi che non era così scema, né ordinaria, né volgare come le ragazze di strada. Le ho chiesto della sua vita. Mi ha risposto: – Mio caro, non sono fatti tuoi!
E invece, un’ora dopo…

 

Alla fine è arrivato il momento di andare a letto, e mentre sgombravo la tavola apparecchiata davanti al camino, si è spogliata di corsa ed è scivolata sotto le coperte.
I miei vicini facevano un rumore spaventoso, ridendo e cantando come pazzi, e mi sono detto: –

Ho fatto maledettamente bene a cercarmi questa bella ragazza; non sarei mai riuscito a lavorare.
Un gemito profondo mi ha fatto girare. Le ho chiesto – Che cos’hai, gattina mia? Non mi ha risposto, continuava a emettere sospiri di dolore, come se stesse soffrendo terribilmente.
Ho ripreso: – Sei indisposta?

All’improvviso ha cacciato un urlo, un urlo lacerante. Mi sono precipitato da lei, con una candela in mano.

Il suo viso era scomposto dal dolore, si torceva le mani, ansimante, emettendo dal fondo della gola quei gemiti sordi che sembrano rantoli e che ti fanno mancare il cuore.
Le ho chiesto, disperato: – Ma che cos’hai? dimmelo, che cos’hai?
Non mi ha risposto e si è messa a urlare.

Di colpo i vicini hanno fatto silenzio, ascoltavano cosa stava succedendo da me.
Le ho ripetuto: – Che ti fa male, dimmelo, che ti fa male?
Ha balbettato: – Oh! La pancia! La pancia!
Ho sollevato la coperta di colpo, e ho visto …
Stava partorendo, amici miei.

 

Allora ho perso la testa, mi sono precipitato verso il muro e ho iniziato a batterci i pugni con tutta la forza, urlando: – Aiuto! Aiuto!

La mia porta si è aperta; una folla si è precipitata da me, uomini in abito da sera, donne scollate, Pierrots, Turchi, moschettieri. Questa invasione mi ha sconvolto talmente che non riuscivo a parlare.

Loro, avevano pensato a un incidente, a un crimine forse, e non ci stavano capendo niente.
Alla fine ho detto: – È … è … questa … questa donna che … partorisce.
Allora si sono messi tutti ad esaminarla, ognuno diceva la sua. Un cappuccino, in particolare, pretendeva di intendersene, e voleva aiutare la natura.

Erano tutti sbronzi come somari. Ho pensato che l’avrebbero ammazzata, e mi sono precipitato, senza cappello, giù per le scale per cercare un vecchio dottore che abita in una via vicina.

 

Quando sono tornato col dottore, tutto il mio palazzo era in piedi; avevano riacceso il gas per le scale; gli inquilini di tutti i piani erano nel mio appartamento; quattro scaricatori di porto, seduti a tavola, stavano finendo i miei gamberi e il mio champagne.

Al mio ingresso sono stato accolto da un grido formidabile, e una lattaia mi ha presentato, avvolto in un asciugamano, un orrendo piccolo pezzo di carne, rugoso, grinzoso, gemente, miagolante come un gatto, e mi ha detto: – È una femmina!

Il medico ha visitato la puerpera, dichiarando critico il suo stato di salute, dato che l’incidente si era verificato subito dopo una cena, e se n’è andato annunciando che mi avrebbe mandato immediatamente un’infermiera e una balia..

Le due donne sono arrivate dopo un’ora, con un pacco di medicinali.
Ho passato la notte su una poltrona, troppo sconvolto per riflettere sulle conseguenze.

 

Il mattino dopo è tornato il medico.. Ha trovato la malata abbastanza male.
Mi ha detto: – Vostra moglie, signore …
L’ho interrotto: – Non è mia moglie.
Ha ripreso: – La vostra amante, la cosa non m’interessa. – E ha elencato le cure che servivano, la dieta, i rimedi.

Che fare? Mandare la poveretta in ospedale. Sarei passato per un poco di buono con tutto il palazzo, con tutto il quartiere.
L’ho tenuta. È rimasta nel mio letto per sei settimane.

La bambina? L’ho mandata a stare da dei contadini a Poissy. Mi costa ancora cinquanta franchi al mese. Avendo iniziato a pagare, sarò costretto a farlo fino alla morte.
E più tardi, penserà che sono suo padre.

Ma, per completare il disastro, quando la ragazza è guarita … si è innamorata di me, mi amava perdutamente, la schifosa…
– E a quel punto?

 

A quel punto, era diventata magra come un gatto randagio, ho sbattuto fuori quella carcassa che ancora mi bracca per strada, si nasconde per vedermi passare, mi ferma di sera, quando esco, per baciarmi le mani, mi imbestialisce da farmi impazzire.

Ecco perché non festeggerò la vigilia mai più.»

..

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Guy de Maupassant – La notte di Natale

in Francese: Nuit de Noël (1882)

Racconto – Letteratura Francese

Testo completo tradotto in Italiano

 

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Guy de Maupassant

Guy de Maupassant (Tourville-sur-Arques, 5 agosto 1850 – Parigi, 6 luglio 1893) è stato uno scrittore, drammaturgo, reporter di viaggio, saggista e poeta francese.

Guy de Maupassant è uno dei padri e maestri del racconto moderno e ha segnato la letteratura francese con i suoi sei romanzi, tra cui Una vita (1883), Bel Ami (1885) , Pietro e Giovanni (1888) ma è anche e soprattutto conosciuto e apprezzato come autore di realistiche storie e racconti brevi.
Guy de Maupassant era un pupillo di Gustave Flaubert e Emile Zola. Gli scritti di Guy de Maupassant hanno una grande forza realistica e padronanza stilistica, spesso sconfinano nel fantastico e nel pessimismo.

Guy de Maupassant era uno scrittore noto per consumare allucinogeni e potrebbe aver attinto all’esperienza con queste sostanze per scrivere le sue storie. La carriera letteraria di Guy de Maupassant è limitata a un solo decennio, dal 1880 al 1890, prima di sprofondare nella follia e nella morte, poco prima di compiere 43 anni.

 

 

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